Egle Palazzolo

Adesso, noi italiani, schiaffati dentro una politica disordinata e infeconda, con i mesi d’estate minacciati, distorti da affrettate elezioni, con pressioni ed espressioni esercitate senza sosta da chi crede di avere la vittoria in tasca (ma che tipo di vittoria oggi, può definirsi governare il nostro paese e non piuttosto assunzione di una grave responsabilità puntellata da vero impegno e assoluta competenza), che facciamo? Ci reinventiamo il Centro, discutiamo sul centrismo e su questo o quell’altro leader bardato di moderatezza persino fresco di distacco dalla posizione precedente che riacciuffa un usurato cappello. Suona come nuovo allarme ad aggravare il costume politico che da troppi anni ci caratterizza e a svilire ancora di più ogni ideologia, parola che abbiamo forse, e non a caso, cancellata.

Quel che ne deriva è, fare a metà, da una parte e dall’altra ogni possibile nostro “vestito” e lasciarci… nudi. E invece ognuno con maggiore o minore consapevolezza cerca sempre il suo credo e anche accantonando il termine ideologia, avverte la voglia di sostituirlo e cercare in ogni nuova o vecchia formazione politica che si propone, un programma chiaro in cui riconoscerci, un obbiettivo da raggiungere in campo nazionale ed europeo, una direttrice di marcia forte e lontana da eccessi di compromesso. All’elettore deluso o inaridito che si allontana dall’urna magari quella che lo stregò coi 5stelle nell’ansia di un “nuovo e diverso”, divenuto menzogna anche per molti dei suo iscritti, risfoderiamo un rassicurante Centro. Che non è destra, non è sinistra, ma può essere in un suo braccio o nell’altro, centrodestra o centrosinistra in una sorta di centomila, uno, nessuno.

Invece dovremmo chiedere a gran voce che chi vuole un voto, ci dica chi è veramente.. Già destra e sinistra sono divenuti o divengono spesso essi stessi termini equivoci. E allora diciamo conservatori o progressisti? Forse, ma non centristi. Se vogliamo parlare di una politica di Centro rimettiamoci in mano quanto scritto da Gianfranco Pasquino e, anche attraverso lui da Emilio Sartori. Dire Centro non ci seduce affatto. Specie che a servirsene è stato un berlusconismo più che mai intristito che oggi si aggrappa alla camicetta della Meloni o al giubotto di Salvini.