Stefania Savoia

Imbambolati dal caldo di cui tutte e tutti siamo colpevoli, guardiamo il nostro paese liquefarsi. Il governo Meloni mostra, prevalentemente attraverso i suoi ministri, la pasta di cui è fatto. Non in ordine cronologico, c’è chi con la scusa di un ammodernamento pensa di vanificare le conquiste della magistratura contro la mafia, c’è chi afferma che il salario minimo garantito agevola la povertà e mortifica le persone (cose da socialismo reale!) e c’è chi vuole cancellare delle famiglie già esistenti e i figli che da loro sono nati per affermare un principio che attiene solamente ad una morale religiosa.
Sta accadendo sotto i nostri occhi e noi lo guardiamo succedere.
Molti di noi avevano immaginato che questo governo si sarebbe annunciato al mondo con parate, con giochi giovanili a rinvigorire lo spirito del paese o ancora con leggi così palesemente crudeli a cui nessuno avrebbe mai accettato di sottostare.
Niente di più sbagliato: il primo vero governo conservatore, in senso stretto, della storia d’Italia è molto diverso.Quello che sta accadendo è qualcosa di più insidioso, qualcosa che si insinua nelle teste, che giustifica chiusure, selezioni, ammissioni ed esclusioni. È qualcosa di lento che striscia dentro le parole, tra le righe di un qualsiasi decreto e che, senza effetti speciali, cambierà la vita del paese.
Sta accadendo sotto questo sole caldo che ci sia una maggioranza di governo che non ritiene di intervenire sulle questioni ambientali con investimenti e rigore, sta accadendo che la seconda carica dello Stato ritenga che il proprio figlio sia innocente solo perché è stato da lui stesso interrogato.

Sta accadendo che tutto questo (ma sarà poi colpa solo di questa orribile canicola?) sembra che ci lasci così interdetti e sbalorditi da non riuscire a reagire quasi più. Orfani di riferimenti, con la bocca secca ancora dalle delusioni elettorali ad ogni latitudine.
Per finire poi, sotto questo caldo sole di luglio, le speranze di un risveglio forte e vitale delle opposizioni è l’unica cosa che non brucia. Gli orizzonti freschi e sereni di Schlein brillano in lontananza come un miraggio per colpa di chi, consciamente o meno, le rema contro. Le speranze, al momento restano tali o poco più.
Brucia invece il verde, già sacrificato, intorno alle città. In Sicilia, nuovamente vittima dell’inettitudine della politica e della mafia, brucia tutto e viene proprio da chiedersi se ci sarà un futuro per il nostro mondo.
La scelta, a mio parere, c’è sempre e nonostante la forte voglia di sprofondare nel pessimismo e soccombere alla calura, potremmo provare a rimetterci a parlare.
Trovare le parole per descrivere questo mondo che sta morendo, trovare il tempo per discutere della deriva autoritaria che stanno vivendo le democrazie del mondo. Ripartire dalla politica del dibattito della società civile, quella che ha salvato le democrazie in ogni tempo e che portato, in ogni epoca, a dei cambiamenti fecondi. Non riesco a trovare un’altra soluzione che possa evitare di restare sommersi da un deserto non solo climatico ma anche politico e culturale.
Basterebbe solo questo, per cominciare, ma fa troppo caldo. Ne riparliamo a settembre ( se ci arriviamo).