Egle Palazzolo

Federico Rampini è un giornalista, scrittore, docente di grande notorietà in Italia e nel mondo, Stati Uniti e Cina in particolare. Le sue testimonianze e i suoi interventi possono essere rintracciati ovunque, la sua presenza nei talk show è senz’altro assai ambita. Ma una sua conversazione in diretta col pubblico è davvero un’altra cosa. E’ un affascinante incontro con qualcuno che sa raccontarti i fatti con corposa fluidità, che non vuole convincerti di questa o quell’altra tesi ma ti porta davanti situazioni pregresse, fondamenta e sviluppi di vicende e di posizioni di coloro che li creano o ne sono comunque i possibili protagonisti.

Ospite al Teatro Politeama, di “Domeniche Civiche” iniziativa assai lodevole dell OSS, Rampini ha premesso che da “fermare Pechino” che gli organizzatori avevano scelto come tema, in riferimento a un suo recente fortunato volume, si sarebbe all’inizio distanziato per affrontare il quadro attuale non di una operazione militare ma di una guerra scellerata che la Russia sta conducendo a poca distanza da noi. E al di là di singole valutazioni su Putin, sulla Nato, sulla UE, sulle mosse sinora attuate dai vari paesi, sugli improbabili accordi o mediazioni, su una informazione spesso monca o arbitraria, ha collocato i tasselli di un quadro che aveva da tempo cominciato a colorarsi e del quale pochi si erano accorti e altri avevano finto di non vedere.

In riferimento alla Russia, dall’originario attacco dei Mongoli, e via via al susseguirsi degli eventi, ha tracciato l’dentità di una nazione e  l’identità di un popolo, raramente in pace con loro stessi, sino a tempi più vicini: ha ricordato infatti, come un discorso pronunciato da Putin nel 2008 durante la guerra in Georgia, rovesciasse i termini di quanto si stava attribuendo alla sua presidenza come “non ostile a criteri democratici”, in favore di un disegno imperialista del quale si indicavano già alcune pericolose direttrici di marcia, per la ricostruzione della Grande Russia.

Rampini ha sottolineato la necessità di un rapido risveglio dell’intera Europa che ora mostra coesione e mette in conto ciò che si prospetta e che può definitivamente danneggiarla, ma che continua a mostrare debolezze e contraddizioni. “Il suicidio dell’occidente” è inevitabile? Lo scrittore non ha mancato di ricordare i pregressi rapporti di molti paesi Italia compresa con la Russia di non sospetta amicizia da parte di un occidente pronto a credere nella forza di un assetto democratico di molti suoi paesi membri e consapevole della sua Civiltà.

Quella intesa con una lettera maiuscola che si è fatta limite di un mancato esame e di una concreta attenzione di ciò che anche precedenti guerre avevano evidenziato. Quella che infatti ravvisa come “Il suicidio dell’Occidente”. E’ questo infatti il titolo del suo ultimo libro nel quale, lo scrittore più che tesi e giudizi saprà tracciare azioni da mettere in atto, possibili rimedi nei confronti di catastrofi annunciate, specie per una Italia che egli vede fra i paesi più esposti.

Non ha mancato tuttavia di ipotizzare quel che andrebbe immediatamente considerato per non lasciarsi schiacciare da una Russia in azione, dalle contrapposizioni di una America anch’essa troppo legata alle sue certezze di grande potenza democratica mondiale. Soprattutto di una Cina, ambiziosa e determinata che procede da anni verso una sua globale affermazione per la quale ora più che mai sorveglia con un suo disegno nel cassetto il sogno infausto di Putin. Infatti Rampini ha ricordato che a voler dominare l’intero pianeta c’è XI JANPING che ha mostrato la sua forza e abilità economica nella gestione di rapporti commerciali ed esportazioni e nelle relazioni ora morbide, ora durissime con altri paesi. Di impero cinese si parla da secoli e così lo si indica. I detentori della Grande Muraglia sono particolarmente leggibili per Rampini, autore nel 2005 de “il secolo cinese” e nell’anno successivo di “L’impero di Cindia”.

Lui in Cina ha abitato come altrettanto in America, e, nel suo saggio “la seconda guerra fredda” mette a fuoco i rapporti Cina-Usa. Citiamo non a caso alcuni tra gli scritti (oltre venti e si può dire un anno dopo l’altro) perché non è escluso che l’attacco della Russia all’Ucraina , con quel che sta comportando di devastante per il popolo ucraino ma in gran parte anche per lo stesso popolo russo palesemente e coraggiosamente ostile alla guerra decisa dal suo dittatore, lo porti a un’immediata nuova pubblicazione. Vi troveremmo credo le ragioni che a suo avviso lo hanno ora determinato e le conseguenze che ne verranno per un diverso assetto geo politico.

Rampini più che giudicare, sa cogliere e sintetizzare una realtà storica e un disegno politico. E avverte. Con noi che lo ascoltiamo si ritrova convinto che la guerra è la più grossa bestialità di ogni tempo.