Perlopiù sconosciute, hanno ricucito il tessuto del paese lacerato dalla guerra mondiale

Maria Sandias

Difficile trovare notizie sulle donne nei libri di storia custoditi nelle biblioteche, difficile trovare tracce dei loro passi in percorsi che hanno segnato mutamenti così importanti nella storia del nostro Paese. Eppure le donne c’erano. Cominciamo a vederle, a conoscerle, quando sono altre donne esperte a studiare la documentazione, a rivisitare gli eventi, quando sono le storiche – non più soltanto gli storici – a impegnarsi nella narrazione e nella pubblicazione. Sappiamo, solo per parlare degli anni a noi più vicini, che le donne c’erano nel periodo della seconda guerra mondiale: molte si unirono ai partigiani o favorirono la loro azione, molte si impegnarono per fare funzionare tutti i settori vitali delle città in grave crisi. Si impegnarono, come sempre è accaduto nella storia, a favorire la vita.

Così, quando mi fu proposto da “ARCHIVIA – Donne in Relazione” di partecipare alla costituzione di un archivio che testimoniasse l’esistenza di donne notevoli vissute in Sicilia, ho pensato alle tante donne che avevano contribuito in questa o quella città, in questo o quel paese, a ricostituire il tessuto sociale lacerato dall’ultima guerra. Ho pensato alle donne di Alcamo – il mio paese d’origine – che, con coraggio e semplicità, avevano lavorato per curare il paese ferito, per reagire allo sgomento, al disordine, per trovare in quello sgomento il segno di un cammino per ricominciare. Donne “qualunque” – solo di alcune è riportato il nome nei libri di cronaca locale – che avevano assunto la responsabilità del momento così grave che si viveva. Ho dovuto quindi, per tracciare un profilo di queste donne, attingere ai ricordi, alle testimonianze di persone che le avevano conosciute, di persone che le avevano frequentate e che avevano avuto da loro una guida, che avevano raccolto da loro un gesto che aveva cambiato la loro vita. Mi sono chiesta dove queste donne avessero trovato, in quegli anni, il coraggio di agire nel pubblico. Mi sono chiesta, mentre procedevo nelle ricerche, se non fosse stato proprio l’evento esplosivo, destabilizzante della guerra, a permettere loro un ruolo nuovo nella vita. Mi sono chiesta se non fosse stato il diritto al voto, riconosciuto alle donne nel 1946, a farle sentire finalmente cittadine del loro Paese, portatrici di una dignità personale, in grado di assumere delle responsabilità, di decidere in prima persona con il loro nome e cognome.

È importante, per ogni evento storico che si presenta, eclatante, sulla scena della Storia, che mette in piena luce l’eroe o gli eroi, è importante chiedersi sempre: E le donne? Dove erano? Cosa facevano? È necessario cercarle. Alcune di loro avranno influenzato gli avvenimenti con il loro pensiero, i loro scritti, alcune con i vitali legami che avranno saputo tessere nel sociale, fondando o partecipando a movimenti, associazioni, molte avranno contribuito con la loro quotidiana azione di “operaie intelligenti”. È necessario cercarle e raccontarle per trasmettere alle nuove generazioni la loro esperienza, la loro “sapienza”.

Mentre procedevo nell’ individuazione delle donne interessanti per la mia ricerca, si formava progressivamente sotto i miei occhi una mappa molto significativa: la presidente dell’Azione Cattolica Femminile della Chiesa Madre che andava per le strade ad alfabetizzare le donne nella prossimità delle prime elezioni aperte alle donne e che poi fondava un circolo laico, il CIF, per educare alla politica le donne della borghesia; l’ostetrica che durante la guerra non aveva abbandonato il paese e la sua professione; la signora di buona famiglia che organizzava un laboratorio di ricamo, dando speranza a tante ragazze molto modeste e ordine alle loro giornate; tre sorelle che si improvvisavano maestre e aprivano il loro appartamento alle prime classi delle elementari, rispondendo all’esigenza di spazi adeguati per la scuola che ricominciava; una suora della Pia Opera Pastore che metteva in atto un’assistenza quotidiana per i più poveri e provvedeva ad affidare tanti orfani di guerra a famiglie della buona società; la giovane presidente dell’Azione Cattolica giovanile, che guidava e promuoveva tante ragazze, consigliando loro letture, percorsi di studio, attività culturali e che poi, negli anni 70, si sarebbe adoperata per costituire il Consultorio Familiare.

Donne che si sono proposte sulla scena pubblica con iniziative economiche o sociali per favorire e sostenere il cambiamento, iniziative tutte protese verso il futuro, tutte sicuramente fertili.

 

 

Maria Sandias, nata ad Alcamo (TP), da molti anni vive a Roma. Ha collaborato con la RAI, scrivendo testi per la televisione e per la radio.
Si è dedicata principalmente alla scrittura teatrale e alcuni suoi lavori sono raccolti nel volume “Teatro” Edizione Nemapress(2011).
Ha pubblicato inoltre ” Il vino e i gelsomini”(romanzo) Manni Editore (2004); “Smarrirsi – La mente nel labirinto” (diario) Armando Editore (2005); “Dagala del re” (racconti) Manni Editore (2008); “Come viandante” (poesie) Nemapress (2013).