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Egle Palazzolo

Si conclude, come suol dirsi, in bellezza la stagione teatrale del Teatro Biondo di Palermo diretto da Pamela Villoresi anche lei in chiusura del suo mandato. Sette bravissimi attori sette, e citiamoli con attenzione: Maddalena Crippa, Alessandro Sampaoli, Sergio Basile, Gianluigi Fogacci, Alessandro Averone, Sergio Basile, Emilia Scatigno, in sapiente regia di Peter Stein, hanno disegnato con disinvolta ironia tre atti unici di Cechov, in chiaro odor di “vaudeville”, resa da par suo tra una risata e l’altra, con una, non troppo sotterranea, dose di crudeltà . Quella che, nei suoi molteplici drammi di età matura, avrebbe trovato spazio nelle complesse vicende di umane delusioni o malinconiche rinunzie.

Dunque, per le sorti di uno spazio culturale che in Sicilia ha fatto registrare una sua precisa storia affermandosi con dignità nel panorama teatrale italiano, attenderemo che passi l’estate per conoscere eventuali novità, ma un certo pessimismo stentiamo a trattenerlo. Ci si chiede infatti a chi stia a cuore la sorte del Biondo declassato, da un paio di anni, dalla sua legittima posizione di teatro nazionale, lasciato spesso senza supporti economici adeguati da organi competenti che davvero dovrebbero chiamarsi tali? E in più, duole davvero, dover temere che laddove scada un mandato di incarico delicato come “direzione artistica” che richiede specifica e comprovata bravura, nel balletto troppe volte, senza ritegno di giochi politici, nella contraddanza di poltrone, ci si permetta di tradire le aspettative di un pubblico che in gran parte, qualsiasi voto si risolva a dare nell’urna, voglia veder rispettate le sue esigenze per l’arte e quel che rappresenta. Occhio al teatro di prosa dunque e a gran voce, giusta l’occasione , anche due di occhi , a quello della lirica che da noi ha come sede il teatro Massimo, uno dei più grandi d’Europa , che in termini di “ grandezza” merita certamente di continuare.