Egle Palazzolo

Ore 21, giovedì 29 dicembre retetre: “Il cavallo e la torre”. Ospite di Marco Damilano è Massimo Cacciari.

Non mettiamo ovviamente conto che l’autorevole filosofo, ospite assiduo di incontri, dibattiti, talk show di vario tipo, torni a chiarirci con determinatezza il suo pensiero sull’operato di Giorgia Meloni e di alcune sue frasi di rilievo rispetto soprattutto alla conferenza stampa dopo il sì alla manovra di bilancio. Il programma, è vero, dura solo dieci minuti e si era quasi in chiusura. Ma, su fin quanto concordasse con la premier e soprattutto la sostanzialità delle sue motivazioni, un po’ sfuggiva, lasciando solo traccia di una possibile fiducia a Lei e al suo operato affermando che, se pesantemente attaccato o interrotto, ci ritroveremmo con un paese in peggiori frangenti. E considerando che nessuno vuole il paese nel caos, chi ascoltava ha rivisitato in fretta qualche valutazione riguardo a pericoli che insidiano la Signora di Palazzo Chigi. In definitiva nulla di che. Infatti, come anche Cacciari ha ricordato, i due partner politici alfieri al suo fianco (sia pur per necessità) in un governo di destra dichiarata, hanno ben pochi movimenti da compiere o istanze da avanzare che non siano per tempo, dalla Presidente vagliate e condivise.

Viceversa sarebbe a rischio quella poltrona preziosa che può valere cinque anni e a cui, a qualunque prezzo, i suoi alleati di oggi come già in circostanze politiche diverse hanno ampiamente mostrato, tengono spasmodicamente. Più della stessa Presidente del Consiglio che ha avuto modo di dichiarare come al di là del ruolo, abbia una vita altra, alla quale tiene parecchio. Una affermazione di stampo femminile finalmente, cui non sarebbe male che la Meloni ne aggiungesse qualche altra.

Se poi, volessimo parlare della opposizione propriamente detta, lasciando per un momento da parte i 5stelle, che intanto guadagnano consensi, il vago binomio Renzi-Calenda, i buoni propositi dei partiti di piccolo calibro, eccoci al PD. Il partito destinato a fare opposizione, a farne sentire le ragioni e la forza dei contenuti come campane che suonano a raduno. Quel che avviene è sotto gli occhi di tutti. Alla Meloni francamente non resta che ridere ma è a noi che da cittadini paghiamo ogni risultato politico, non resta che piangere Almeno sinora.

Ci si augura, giacchè siamo nel mese degli auguri, che la nevrosi congressuale del PD trovi una medicina adeguata e che ogni componente, mentre una situazione nazionale e internazionale metterebbe i brividi anche a un pupazzo di gomma, non si attorcigli nella sua lotta intestina. E’ stato detto più volte: ripiegato su se stesso, questo partito che, da anni, sotto diverse e, non vorremmo dire, mentite spoglie, riteniamo il nostro partito di sinistra, privilegia superare il suo diretto compagno piuttosto che l’avversario, e districarsi tra le letali correnti che inesorabilmente crea. La batosta che ha per alcuni versi voluto subire non gli è tuttora sufficiente, la inesorabile discesa nei consensi, lampante in questi giorni, non lo smuove.

Dunque questo governo assolutamente eletto da quella percentuale di popolo che si è recata a votare per adesso è al sicuro. Al suo interno almeno. Per quanto riguarda l’Europa, è ben diverso. Ma è altra puntata che vorremmo non dover affrontare. Vorremmo piuttosto che ciò che intravediamo rientri o si risolva. La politica di oggi deve ritrovare una sua strada. E sembra un paradosso tutta la politica, sia che governi, sia che faccia opposizione.