Beatrice Agnello

UN AUGURIO ALLE DONNE IRANIANE, AFGHANE, KURDE e a tutte le altre che lottano per libertà addirittura elementari – l’elenco purtroppo sarebbe lungo – prendendo l’impegno di amplificare la loro voce e sostenere in tutti i modi la loro lotta. Coraggiose fino all’eroismo, oggi sono loro le nostre leader.

UN AUGURIO AL POPOLO UCRAINO e ai suoi silenziati compagni russi, che rischiano il carcere e l’assassinio. Un omaggio alla memoria ad Anna Politkovskaja, anche, freddata una sera di ottobre del 2006, nel giorno del compleanno di Putin, perché aveva aperto molti occhi sonnolenti sulla natura del suo potere.
L’augurio di una pace giusta, da raggiungere con tutti i mezzi: l’appoggio militare ed economico, i soccorsi ai cittadini martoriati e il deciso tentativo di interloquire con l’invasore. Ricordando che una pace ingiusta, la resa alla prepotenza, non è una pace, è l’inizio di altre guerre.

UN AUGURIO A CHI MIGRA in cerca di una vita migliore, a volte semplicemente della vita, impossibile o gravemente minacciata nel suo paese. Non è né realistico né umanamente ammissibile porre argini a questa ricerca. Noi che viviamo in paesi ricchi, ricchi anche di quel che hanno sottratto all’Africa e a larghi territori asiatici, abbiamo la responsabilità storica di trovare i modi dell’accoglienza e favorire un meticciato che potrebbe ringiovanire le nostre anime, esauste e ciniche.

AUGURI A TUTTE NOI donne che viviamo in paesi democratici, ma in cui una vera eguaglianza non c’è mai stata e le libertà affrontano nuovi rischi.
Auguri e un desiderio, “a partire da noi” (ricordate i tempi dell’autocoscienza, gli anni Settanta in cui abbiamo conquistato più diritti che in tutto il resto della storia?): l’augurio e il desiderio di coltivare, insieme alla capacità di lotta contro quel che resta anche qui del patriarcato, una disposizione non arcigna. Sono fedele a Che Guevara, che esortava a “essere duri senza mai perdere la tenerezza” e mi auguro la piena consapevolezza della nostra forza piuttosto che la cultura del risentimento e del piagnisteo, un respiro liberatorio in quest’epoca di passioni tristi; il piacere del gioco; una buona dose di ironia, che può neutralizzare più nemici del furore.
Su queste cose, forse ha qualcosa da insegnarci chi ha inventato il “Gay pride”. Ad amici e amiche di tutti i generi, i migliori auguri per il 2023.

 

Egle Palazzolo

Per due festività di calendario appena trascorse, abbiamo timidamente brindato per superare il Covid e tutto quello cui ci costrinse. Davvero un po’ ce l’abbiamo fatta.
Arriva il 2023! Il nuovo anno! Situazione difficilissima in Italia e nel mondo. E allora niente auguri ? Come no? Assolutamente sì. Proviamoci, se questo ci resta per dare qualche dose di ossigeno alla speranza, qualche antidoto all’angoscia, per credere forse nei miracoli.
Perché miracolo sarebbe oggi che le donne afghane possano avere libertà e giustizia, onore e tutela, sacrosanto riconoscimento del loro diritto ad essere “persona”. Ci auguriamo che non si lasci ancora solo notizia di cronaca, emozionante intervista a chi di loro riesce a raccontare, orrore, incredulità e nulla poi. Che diventi vera, imprescindibile possibilità di agire e aiutare. L’Iran annunzia che si dispone a riconoscere l’intervento dei talebani, l’America si mostra smemorata, l’Europa, sostanzialmente, si distrae. Iniziative di solidarietà civile e di volontariato, seppur lodevolissime, sono gocce d’acqua in un mare di iniquità.
Il nostro augurio va alle donne iraniane, che perché donne vere divengono vittime, che non si arrendono, che combattono con fierezza, che sanno di andare a morte, ma non barattano la sopravvivenza con una vita che tale non è.
Stiamo dimenticando la fame nel mondo, i bambini sacrificati, lo strazio di una migrazione fonte di polemica piuttosto che di ricerca di accordo fra le istituzioni e le coscienze per non esacerbarne il problema? No di certo.
Stiamo accantonando la guerra della Russia contro l’Ucraina, le sue ragioni e le sue mondiali conseguenze? No, e come faremmo, per di più esposti tanto da vicino?
Se privilegiamo l’augurio di una soluzione per le afghane, per le iraniane che muoiono anche a quattordici anni, perché con atrocità, stupri e segregazioni vengono punite per aver tolto per un attimo il velo, è perché lo riteniamo il più vibrante simbolo di ingiustizia, violenza, oltraggio e sopraffazione, cioè di tutto quanto il nostro comune augurio vuole con tutte le sue forze, esorcizzare!

 

Stefania Savoia

Non so dirti parole di conforto o di speranza, cara lettrice o caro lettore. Mi guardo indietro verso l’anno già passato e spesso trovo difficile immaginare come possa cambiare per il meglio. Mezzocielo, negli ultimi mesi, ha provato a raccontare quello che vedeva intorno a sé, a interrogarsi su come si possa continuare a lottare per un mondo diverso, fatto di cultura, di rispetto, di pace. Abbiamo ascoltato le storie di tante, abbiamo voluto contribuire dando voce alle parole delle donne che hanno lottato, dipinto, danzato, scritto e sognato per un mondo diverso. Abbiamo provato a non lasciarci sconfortare, a non soccombere al silenzio, a non rimanere attonite sotto le bombe. Esserci, insieme a voi, ci ha permesso di trovare la forza per continuare, speriamo il più possibile, il percorso delle amiche che ci hanno lasciato ma che continuano a guidarci con la forza delle loro storie, delle loro immagini e delle loro parole. Ed è forse proprio una parola, la più potente di tutte ad ergersi a simbolo di speranza per il domani. Una parola che si fa augurio, una parola piccola per chiudere questo anno a tratti da dimenticare: Pace, pace per tutt@.

 

Dacia Maraini

Auguri a Mezzocielo che si è sempre trovata dalla parte delle donne e dei loro diritti.
Molte ragazze anche coraggiose, ritengono oggi che i diritti, una volta ottenuti, siano garantiti per sempre. Ma non è così. La storia ci insegna che alla conquista di alcuni diritti corrisponde la perdita dall’altra parte di una serie di importanti a acquisiti privilegi. E nessuno è disposto a rinunciare spontaneamente ai suoi privilegi. C’è chi accetta teoricamente, ma poi cova vendetta. Altri passano subito alla reazione violenta. Sto parlando dei femminicidi.
Se ci rendessimo conto che i diritti attentano sempre a dei privilegi, saremmo piu attente e piu preparate. Ancora la storia ci insegna che è facile passare da uno stato di democrazia a uno stato di repressione.
Oggi sono certamente le coraggiose ragazze iraniane a darci un esempio di come si possa con serenità e determinazione difendere i propri diritti, anche a rischio della vita.
Ricordiamoci di Antigone, che per tenere fede a un diritto sacro, ha disubbidito al suo sovrano e per questo è stata condannata a morte. Il vero coraggio sta nell’affrontare un rischio, altrimenti si parlerà di pura retorica.
Chi si batte per la giustia e per la liberta è oggi un modello per noi che siamo diventate poco partecipi e poco combattive. I diritti, quando ci sono, vanno protetti, altrimenti ci sarà sempre qualcuno che cercherà di toglierteli. Percio è importante essere unite e solidali.
Un carissimo saluto e tanti auguri da Dacia Maraini.

 

Fatima Giallombardo

Un tempo quando il desiderio ci abitava e nutriva i nostri sogni era bellissimo e consolante immaginare le cose belle che avremmo potuto avere, e che avremmo potuto donare a gli altri, in quello spazio magico fra la fine e la rinascita dell’anno. Quando tutto è possibile. Quando il mondo e la natura e gli esseri viventi si rinnovano e riconfermano il patto di reciprocità che ab antico ha intrecciato i fili della Vita in tutte le sue forme e modalità. In una realtà come la nostra da troppo tempo povera di quei desideri resi forti dalla mancanza o dalla penuria di beni vitali per il corpo e per l’anima, augurarsi e augurare è diventato ben poca cosa. L’assenza di valore che nasce dal venir meno di quella potente cornice simbolica correlata allo scambio festivo di doni, soprattutto alimentari, rende questi ultimi piuttosto che simboli del rinnovamento periodico dell’energia cosmica e della socialità umana, il segno di una distruttiva ostentazione di beni ormai ridotti a merce e finalizzati a esibire status sociali differenziali. Monchi di quell’alchemica dialettica fra desiderio e mancanza, declinabile in mille forme, agli umani del cosiddetto benessere auguro di poterne ritrovare la potenza e il vigore in questo tempo, che nasce in questa parte del nostro mondo che lentamente muore.

 

Franca Imbergamo

Non è facile scrivere un augurio per il 2023….mancano troppe cose nel mondo e soprattutto manca la giustizia.
Giustizia nel suo significato universale….il contrario delle guerre e della violenza.
Auguro quindi a tutte e a tutti di ricordarsi del principio rivoluzionario per eccellenza, l’eguaglianza.
È questa la chiave per non smettere di aspirare ad un mondo realmente migliore.
Abbiamo il dovere di continuare a crederci….nonostante tutto.

 

Rosalba Bonomo

Il 2023 ci ha accolto con le ali tarpate, con poche energie e sogni che volano a mezz’aria.
Il clima di guerra in Europa non favorisce respiri profondi.
L’imprevedibilità della situazione politica internazionale non consente di proseguire alacremente verso la difesa di diritti di donne e bambini.
Se l’augurio di Pace è la premessa al prosieguo di battaglie di civiltà e giustizia, una categoria, i minori, non può attendere, necessita di azioni costanti e continue, di una presa in carico reale in grado di modificare l’oggi, migliorandolo, donando non solo prospettive di vita ma di salute mentale e fisica.
I minori non possono essere messi da parte: è attraverso loro che si realizza il futuro.
I minori in fuga da paesi martoriati meritano tutta la nostra accoglienza.
I minori più disagiati della nostra società vanno sostenuti e integrati.
Potenziare le politiche sociali con particolare riguardo alla famiglia, quelle scolastiche e sanitarie servirà a migliorare il loro presente e ad evitare che il numero di soggetti “a rischio” nella società continui ad aumentare, dilatando la spesa pubblica destinata a futuri adulti non autosufficienti.
Accudimento, tutela, gioco, spazio, formazione, istruzione non devono appartenere a pochi fortunati, ma devono poter accompagnare tutti i soggetti in età evolutiva presenti nel territorio senza distinzione alcuna.
Contesti sani di vita, inclusione sociale e formazione non sono obiettivi raggiunti ancora per tantissimi minori anche in Italia.
Il mio augurio, pertanto, è rivolto a loro, a tutte le bambine e i bambini, affinché possano trovare in ogni società uno spazio di vita adatto alla loro crescita e alla loro proiezione futura.

 

Luisa Stella

È troppo. Troppo l’orrore, troppo il dolore che ne viene. Qui, là, dovunque. E si vorrebbe dire, aprire un qualche varco tra le macerie di questo mondo devastato. Però il linguaggio arretra, forse per quel pudore che a volte impedisce di avvalersene, per il timore di sbagliare e di ferire col triste peso d’una parola vuota il dolore che qualcuno sta vivendo altrove. È scoraggiante la sveltezza con cui il linguaggio rovina in immorale vaniloquio. È instabile, il linguaggio – un niente e muta. Se un giorno è verticale – la corda su cui s’arrampica il pensiero, il giorno dopo lo vediamo che cala in basso per farsi orizzontale. O, peggio ancora, basta un periodo breve d’incuria e disattenzione nostra, ed ecco che s’ammolla e imputridisce, sino a diventare la polla maleolente alla quale zelante attinge questo o quel potere bieco che tutti ci vuole uguali e rincretiniti, inetti a vedere il punto buio da cui procede il male. Perciò, a donne e uomini che il linguaggio – seppure così fragile – amano e rispettano, volgo l’augurio di trovare in sé la forza di non cessare un solo istante di vegliarlo e custodirlo, per sottrarlo alle grinfie di chi pretende di asservire, facendone il docile strumento d’ogni male.

 

Rosella Corrado

Auguro Forza
Auguro a noi, tutte e tutti, di avere la Forza per sostenere le nostre piccole battaglie quotidiane.
Auguro alle donne iraniane di avere la Forza per continuare a lottare contro un regime teocratico disumano che non riconosce la loro dignità. Questa coraggiosa eroica resistenza, senza cedimenti, sta scrivendo una pagina di Storia delle Donne e di Storia del loro Paese. La Vittoria – forse lontana ma inevitabile – cambierà la Storia dell’Iran. E non soltanto.
Donne Vita Libertà è un grido che si sta diffondendo e darà impulso ad altre battaglie per la conquista dei diritti civili, politici, di genere, laddove nel Mondo sedicenti democrazie o sistemi totalitari, imbevuti di un dogmatismo spietato, tengono la popolazione in una condizione di asservimento, privandola dei più elementari diritti.
Il mio augurio va a quanti, in ogni parte del mondo, devono ancora maturare la coscienza democratica che li porterà a rivendicare ed acquisire i fondamentali diritti alla libertà, all’uguaglianza, alla giustizia, alla salvaguardia della salute personale e dell’ambiente, per citarne solo alcuni.
Mi auguro che l’Unione Europea possa sostenere coloro che, al pari delle donne iraniane, lottano perché sia loro consentito di manifestare e realizzare, senza timore, in piena libertà, convinzioni politiche sociali religiose, scelte e progetti di vita.
Mi auguro che noi, cittadine e cittadini di uno Stato di Diritto, continueremo a difendere le libertà acquisite senza darle per scontate e sempre nella consapevolezza che ad ogni Diritto corrisponde un Dovere.
Tra i nostri doveri, oggi, occorre includere l’impegno di testimoniare piena solidarietà e vicinanza alle popolazioni che difendono sino all’estremo sacrificio l’aspirazione alla Libertà.

 

Stefano Panno

Sinceri auguri a tutta la Redazione di Mezzocielo con l’auspicio che possa ancora di più migliorare la qualità delle donne impegnate nella Sanità Italiana, promuovendone meriti e capacità. Essere medico è difficile, essere medico donna è ancora più difficile.
Sempre poche sono state le donne in una professione prettamente maschile, ma anche con una presenza limitata vi sono esempi rivoluzionari . Basti pensare a Trotula, Ildegarda di Bingen, Helen Taussig, Ana Aslan.
In Italia le donne impegnate nella Sanità sono sempre di più (45%) ma I primari sono sempre quasi uomini.
E siccome la Medicina non è mai stata e non sarà mai una scienza pura, avendo come soggetto/oggetto un uomo unico e irripetibile, necessita di una maggiore sensibilità ed empatia per prendere in cura i pazienti come persone.
Vi ringrazio, buon Anno a tutti!

 

Alessia Brandoni

L’augurio è che la reazione che c’è stata, in molte e molti, in questo anno che ci ha appena lasciati, da reazione generata dal negativo del bisogno possa diventare sorgente istituente di un pensiero politico che sia il più pieno e felice possibile. Un pensiero che, lontano dai pietismi e dalle ammende delle passioni tristi, si prenda carico nella sua interezza degli effetti nefasti che esclusione, sopraffazione e oppressione con recrudescenza hanno operato. L’augurio è che le resistenze che cercano di arginare l’arroganza e il nichilismo del potere che pratica l’eliminazione sistematica di soggettività non omologate, possano riuscire a riformulare insieme, dopo averle salvate, le vite e le domande della politica, dando un contributo determinante e radicale nel cambiare quella che sembra sempre più una condizione diventata epocale: la perdita di mondo. L’augurio è che un meridiano di pace possa attraversare tutti i conflitti e le distruzioni che un uso dissennato del potere ha deposto in molte parti della terra. E che Taraneh Alidoosti, attrice e attivista iraniana arrestata il 17 dicembre dello scorso anno per essersi mostrata senza velo in uno spazio pubblico e scarcerata il 4 gennaio del 2023, e tutte le altre compagne iraniane, curde e afgane che proprio ora continuano le loro lotte, o che non possono più farlo perché rinchiuse carcere, a partire dal movimento forse più radicale, vale a dire quello che lega insieme libertà e necessità, possano produrre la vera sfida del futuro, in cui a perdere sarà il mondo del patriarcato, del razzismo, dell’estrattivismo neoliberista e del classismo.
Senza pluralità il mondo non è reale (Hannah Arendt in Vita activa,1958)

 

Marcello Benfante

Che auguri formulare per il 2023? Fuori da ogni retorica, intendiamo, come da ogni stucchevole ottimismo. Il campo dell’auspicabile è talmente vasto e il panorama tutt’intorno talmente devastato che a solo contemplarli ci assale subito un senso di sconfortata impotenza, di sorda frustrazione.
Auguri a chi e di che? Alle donne di tutto il mondo, in primo luogo. Specialmente alle donne iraniane che osano con magnifico coraggio sfidare a viso aperto il patibolo patriarcale e oscurantista per rivendicare il loro diritto a parlare, a contare, a vivere in piena libertà e autonomia.
E auguri ovviamente anche a tutti gli uomini, gli uomini e le donne di buona volontà per così dire, che aspirano alla pace e intanto soffrono le conseguenze brutali della guerra, in Ucraina e ovunque infuria un conflitto armato.
Auguri quindi di buona pace a tutti noi, ai bambini e agli anziani, da oriente a occidente, dal meridione al settentrione.
Auguri alla terra intera che oggi patisce con radicali mutamenti e sconvolgimenti climatici i danni dell’inquinamento e dello sfruttamento dissennato delle sue risorse.
E così via di seguito, di emergenza in emergenza, di disastro in disastro, passando in rassegna con ovvia ragionevolezza, fin troppo ovvia e fin troppo ragionevole, i pericoli e i rischi del nostro vivere quotidiano, le insidie della nostra problematica esistenza.
Ci accorgiamo allora immediatamente, con lampante chiarezza, che quelli che chiamiamo auguri in realtà sono degli scongiuri scaramantici. E ne deduciamo, pur senza l’umore nero di un irredimibile pessimismo, che i nostri auspici hanno un che di vano e di irrealistico, di onirico e financo utopistico. L’anno che verrà sarà più o meno come quello passato, nonostante le nostre illusioni da venditori di almanacchi.
Il che non toglie che sia giusto e sano tendere alla realizzazione di un progresso, di un miglioramento. E augurarselo con pratico e concreto riformismo, con rivoluzionario riformismo, con visionario pragmatismo.
E allora, auguri intanto alla rivista Mezzocielo, alle sue indomite redattrici, alla loro resistenza non solo editoriale. Cento di questi anni. E auguri a tutte le voci libere, a tutte le testate indipendenti e autogestite, alle loro parole, alle loro battaglie, alle loro ragioni, alle loro dissidenze.
Finché vi saranno storie da raccontare e nuove parole per esprimerle, vi sarà pure vita e speranza che il mondo migliori, che cessi la violenza, la prepotenza e la sopraffazione.
Se mi è concesso chiudere questi scontati auguri con un pizzico di salubre utopismo.

 

Franco Nicastro

Più che di auguri vorrei parlare di auspici. Immagino così di ritrovare il tempo in cui i temi civili erano al centro del confronto pubblico, orientavano le coscienze, esprimevano una grande forza ideale. Pare che tutto questo venga oggi catalogato alla voce nostalgia. Quindi una storia da cancellare. E mi sembra invece un grave arretramento, la negazione del senso di modernità che prima era facile riconoscere nelle proposte della sinistra, nel giornalismo, nella letteratura, nel cinema. Auspico perciò una ripresa di quella tensione ideale e culturale come freno alla deriva omologante che ha resuscitato figure antistoriche. Auspico il ritorno di parole dimenticate o rimosse come pace (e non era solo uno slogan) e libertà di pensiero. Penso alle lotte delle donne iraniane e afghane, ai loro diritti negati, ai disperati che affogano con le loro speranze in un mare dove si cerca di seppellire ogni traccia di umanità. Mi allarmano gli assalti fascisti ai simboli e ai luoghi della democrazia, le ferite all’ambiente, il disprezzo dei poveri. Non può mancare l’auspicio, che più laico non si può, che il papa possa liberarsi da un assedio anticristiano per continuare, lui sì, a lanciare messaggi di modernità.
So che quasi nulla cambierà. Ma almeno mi conforta l’idea che voi, amiche di Mezzocielo, continuerete a
essere una voce irrinunciabile per chi cerca ancora, come diceva qualcuno, il fresco profumo di libertà.