Egle Palazzolo

Il ragionier Bartolo G. scese come sempre alla fermata della linea 203 nei pressi dell’ufficio. Aveva tra le mani piegato appena, il giornale col titolo di centro sull’esito giudiziario della cosiddetta Trattativa Stato Mafia e tentava di mettere ordine nei suoi pensieri: assolti in fase di appello i tre ex generali del Ros e un ben noto ex senatore, ridotta la pena a Leo Luca Bagarella, prescritte le accuse al pentito Giovanni Brusca. Niente trattativa Stato-Mafia allora? Non proprio, piuttosto accusa non prevista come reato, quindi nulla a carico dei tre alti graduati e fatto addirittura non sussistente per l’uomo politico divenuto per diversi anni puntuale protagonista in cronaca.

Rispetto alla notizia il ragionier G. si trovò ben presto a misurare una sua palese e un pizzico inaspettata, indifferenza e la estese rapidamente nei confronti di tutti coloro, politici, giornalisti, filosofi o sociologi si fossero, come da copione, destinati ad avvicendarsi nei vari media, per lunghi giorni di fila. A lui non importava che fosse contemplata come reato la trattativa tra due opposti sistemi, uno a tutela del “lecito”, l’altro alla penetrazione e alla sopraffazione dell’illecito. Aveva sempre voluto immaginare lo Stato una forza, una garanzia. Quella che sa opporsi, sbarrare la strada, combattere e vincere. Non riusciva a supporre che la mafia avesse possibilità di “trattare” o che qualcuno da quell’altra parte, aprisse qualche spiraglio a una sua richiesta. Men che meno il contrario. E lo disse d’un fiato senza passione, anzi con una crescente mestizia al suo collega, Beniamino M. che, nei dieci minuti prima di timbrare, aveva abitudine di prendere con lui il primo caffè della giornata. La risposta si rifece all’ipotesi di una trattativa esistita da anni, magari per evitare il peggio. E’ una storia vecchia, ci saranno pagine che non conosciamo e di fronte alla brutalità di tante cose, si tentano strade poco ortodosse e magari ci fosse sempre un “buon fine a riscatto del mezzo!”

– Mi parli di una sorta di armistizio, di patto di non belligeranza o di che, gli rispose, girando nervosamente il cucchiaino dentro la tazza. – E per un paio di stragi evitate, cosa avrebbero avuto i signori boss in cambio?
Beniamino gli sorrise, lui da più tempo si era rassegnato, col giornale non andava oltre il titolo, sui teleschermi guardava film e partite, lasciando da parte molto altro. Poggiò la mano sulla spalla del suo amico; Bartolo gli piaceva, un po’ ingenuo, un tantino idealista, ma non stupido né indifferente.” Di trattative ce ne saranno state da un pezzo, gli ripetè. Poi qualcuno ha pensato di scandalizzarsi, di fare la voce grossa e siamo arrivati ad allestirci i processi, l’uno opposto all’altro. E la verità ? mi viene come sempre da dire le 8: erano pronti a entrare. E Bartolo concluse; sai che ti dico,? Che si aspettano le motivazioni che dovrebbero fare chissà quale chiarezza. Ma a me, proprio a me, non possono aggiungere né togliere niente credimi! E infilarono insieme la porta inghiottiti dal loro quotidiano.