fotografia di redazione

 

 

Rosalba Bellomare

Sì, fermiamoli con il voto e non con l’astensionismo.

“Slogan” elettorale che ha il preciso obiettivo di risvegliare parti assopite dell’elettorato europeo o addirittura doloranti della nostra società, quelle che condividono i valori contro tutto questo ma da tempo hanno scelto di non votare.

La vera preoccupazione è l’astensionismo che rischia di essere una catastrofe come quella climatica. L’astensione del voto e della partecipazione pubblica è una cosa le cui ragioni possiamo comprendere, ma oggi fa gli stessi danni delle emissioni di gas serra o del greenwashing. Per alcune persone non votare è una forma di disinteresse, di distacco, ma per tante altre l’espressione di un dolore politico. Non si crede nella politica o nelle istituzioni o in quei valori perché abbiamo accumulato troppo dolore per pensare di poter ancora partecipare. È legittimo sentirsi così!

Ma questo è un momento storico troppo importante, a volte è giusto scappare dal dolore, a volte bisogna saper stare nel dolore, processarlo stando nel mondo. E oggi è il momento di porsi il problema e chiedersi quale Europa vogliamo per i prossimi cinque anni.

Stare nel dolore di tutte le cose che ci hanno deluso, di tutte le cose che ci hanno ferito, e guardare con realismo ma anche con speranza, quelle entità che di solito o spaventano o respingono: i partiti, le liste, i candidati.

Ci sono tante candidate, candidati, che hanno studiato, imparato, elaborato, che sono pronte e pronti. E contro, dall’altra parte hanno macchine da preferenze, persone famose che spostano pacchetti di voti senza studiare un dossier da anni o che stanno sempre in televisione, i nostri hanno noi e questa partita si può ancora giocare. È aperta, è sempre aperta.

Per questo andare a votare sarà la vera sfida del futuro.